Fondazione Ferrario

La Fondazione Ferrario di Vanzago ha come scopo istituzionale, nel quale ha trovato adempimento la volontà  benefica di Rosa Ferrario, la promozione di attività  assistenziali a favore degli anziani.
La storia del patrimonio pervenuto alla Fondazione Ferrario è storia delle famiglie che lo possedettero, ma si intreccia con quella di una moltitudine di persone pi๠comuni che con i loro gesti, le loro fatiche e le loro speranze hanno dato forma e vita ai paesi di Vanzago, Mantegazza, Pregnana, Casorezzo e Parabiago dove i Ferrario, i Gattinoni ed i Gajo ebbero le loro proprietà .

All’alba di domenica 2 dicembre 1962, all’età  di settant’anni, moriva nella sua casa in Milano, Rosa Ferrario.
Era l’ultima a portare il nome dei Ferrario, una casata della attiva e ricca borghesia dell’alto milanese.
Intorno al letto di morte non poteva mancare l’umana preoccupazione dell’esito di un ragguardevole patrimonio che il destino aveva concentrato nelle mani della “sciura Rosa”. Ma Rosa Ferrario aveva già  disposto; forse aveva messo a punto quel suo piano benefico negli anni in cui rimase sola, dopo la morte della sorella Angelina.

Il giorno 11 novembre 1963, nello studio del Notaio Roberto Manfredini, gli esecutori testamentari Raffaele Lampugnani e Attilio Bianchi sottoscrissero l’atto costitutivo dell’Istituto di Beneficenza e di Assistenza, che Rosa Ferrario, defunta undici mesi prima, aveva voluto quale suo unico erede universale.
L’Istituto eretto in Ente Morale, fu denominato Fondazione Ferrario con sede a Vanzago.
Gli esecutori testamentari definirono scopi e statuto (19 articoli) e dotarono la Fondazione di un patrimonio costituito da tutti i beni mobili e immobili lasciati da Rosa Ferrario.

Tale patrimonio fu valutato nel 1963 di un miliardo e ottocento milioni di lire.
Il lascito era costituito quasi totalmente da beni immobili quali ville padronali con parco, appartamenti e negozi, corti rurali con fabbricati civili e rustici e oltre tre milioni di metri quadrati di terreni; comprendeva inoltre un antico mulino sul fiume Olona e l’avito Oratorio in Mantegazza dedicato a S.Giovanni Battista decollato.
I possedimenti erano ubicati nelle città  di Milano e Modena ed in dieci paesi: Vanzago, Mantegazza, Pregnana, Casorezzo, Parabiago, Inveruno, Arluno, Rho, Pogliano e Cernusco Lombardone.
I beni mobili erano costituti da alcuni titoli azionari, modesti fondi depositati presso alcune Banche, oggetti preziosi, mobili e arredi.
Il patrimonio comprendeva inoltre un reddito proveniente da canoni di affitto di inquilini e coloni.

La Fondazione Ferrario custudisce gelosamente gioielli e preziosi, appartenuti ai Gattinoni e Ferrario, che Rosa Ferrario lasciò alla sua morte.
Nella collezione ci sono oggetti realizzati tra la fine dell’ottocento e la metà  del novecento, diversi dei quali di alto valore storico, artistico e commerciale.

La villa Gattinoni

Rinnovata e restaurata agli inizi degli anni ’70, valorizzata nel suo aspetto monumentale, la villa fa bella mostra di sà© e rappresenta uno degli edifici caratteristici dal punto di vista storico, artistico e sociale del luogo.
La ricca ed imponente costruzione del XVIII secolo, già  dimora di campagna dei Milesi, si sviluppa su un blocco lineare. La facciata settentrionale, con le sue originali decorazioni e riquadrature d’intonaco delle finestre, e due balconcini in ferro battuto, con il bel porticato a tre arcate su colonne binate, prospetta con eleganza e signorilità  il giardino di ingresso e la via Vittorio Emanuele. Il retro è dominato da una massiccia e piatta facciata.

Il piano terra della villa è caratterizzato da un grande salone di rappresentanza con affreschi, stucchi e tele del Settecento nonchà© dai numerosi locali dei due corpi d’ala. Al primo piano si trovano gli uffici direzionali ed amministrativi. Il secondo piano è destinato prevalentemente ad archivio. I piani superiori della villa sono raggiungibili con un ascensore o con la bellissima scala ad elica di 74 gradini con mosaici di ciottoli e sassi assomiglianti a quelli pi๠noti esistenti nelle grotte del giardino della villa Litta di Lainate. Sotto la scala un profondo pozzo dava acqua a tutta la casa sino ai piani superiori per mezzo di un verricello tuttora esistente a fianco della balconata. Importante sono anche il salone padronale affrescato dal milanese Natale Penati, lo scalone padronale che porta al primo piano della villa e la cappella privata al primo piano, vero e proprio tesoro di arte sacra.

Il parco Gattinoni

Il parco Gattinoni, per metà  parte integrante della villa Gattinoni e della Casa Albergo per anziani della Fondazione Ferrario, e per metà  parco pubblico gestito dal Comune si estende su di una superficie di 40.000 m2.
La sua realizzazione è avvenuta nell’ultimo quarto del secolo XVIII e contiene alberi che hanno raggiunto dimensioni considerevoli. Tre esemplari possono essere definiti veri e propri “monumenti vegetali”: una gingo (Ginkgo biloba), un platano (Platanus hybrida) ed un tiglio (Tilia intermedia). La gingo del parco Gattinoni è una delle prime introdotte in Italia e la sua presenza da lustro all’intero parco. Il platano, che con la sua imponenza domina tutte le piante del parco, raggiunge una altezza di quasi 40 metri ed un diametro di 1,70 metri. Il tiglio con una altezza, di “soli” 1,20 metri, ha uno sviluppo di chioma impressionante.
E’ difficile definire i pregi del parco Gattinoni ed il rilassante senso di tranquillità  e pace misto a meraviglia che si prova passeggiando tra le sue piante.

Tratto da “La Fondazione Ferrario di Vanzago” di Giancarlo Villa e Gioachino Mauri